Chiesa della Madonna degli Afflitti

Nella zona un pò periferica del paese, in luogo discosto dal centro su una lieve collina da cui si domina il sottostante borgo del “canale”, sorge la piccola e bellissima chiesa della “Madonna degli Afflitti”.

Venne fondata nel 1612 con iniziale Benefizio di San Sebastiano annesso alla rendita del Seminario Diocesano. Nello stesso anno venne dotata del dipinto raffigurante la “Deposizione del Cristo”.  Infatti su commissione del sig. Domenico Marchillo, il pittore JOANNES THOMAS GUARINUS SOLOFRANUS, padre del più noto (e più bravo) Francesco, dipinse la grande tela (FACIEBAT 1612), dal che la chiesa cominciò ad essere nota come chiesa della “Madonna degli Afflitti”. Il dipinto, che misura 290 x 210, campeggia imponente sull’altare maggiore della chiesa. (Foto 1 e 2)

La composizione scenica dell’opera ha un’impostazione classica, anche se alcune figure (San Rocco e San Sebastiano) esulano dalle rappresentazioni tradizionali ispirate ai testi sacri. La Madonna in piedi con espressione di dolore ed afflizione e con braccia distese in atto di voler accogliere il corpo esanime del Figlio, la Maddalena sfiora leggera il braccio e la mano del Cristo morto, San Rocco a destra, San Sebastiano a sinistra. In alto le due figure di Nicodemo, l’unico soggetto che rivolge lo sguardo verso lo spettatore, e Giuseppe di Arimatea (?). Questi personaggi erano membri del sinedrio che avevano tentato inutilmente di difendere il Cristo durante il processo. Nicodemo, accosto alla croce, regge l’ampolla contenente l’unguento che offrì per profumare il corpo di Cristo, e di fianco Giuseppe di Arimatea (?) che andò a chiedere a Pilato il corpo di Gesù e che portò con sè il lenzuolo con il quale venne avvolto il corpo di Cristo (Sindone). Sullo sfondo della tela un paesaggio scuro e tetro che risente della morte e del pallore del corpo esanime del Cristo.

Nel corso dei secoli la chiesa ha subito modifiche ed ampliamenti. Tra questi interventi si segnala la realizzazione anche di un “romitorio”. Era un piccolo convento, dove alloggiavano i romiti (eremiti), ovvero “custodi oranti”, ma non sacerdoti, che servivano la chiesa.

Agli inizi dell’800, con le soppressioni di chiese e monasteri durante il decennio francese, la chiesa  sempre più abbandonata e trascurata cominciava a deperirsi anche nelle strutture. Con una missiva  inedita del 1806 inviata al soprintendente del Distretto di Ariano, l’Arciprete di Frigento, sotto la cui giurisdizione ecclesiastica ricadevano le chiese di Gesualdo, contestava, piccato, le richieste delle due collegiate parrocchiali allora esistenti in Gesualdo, la “Matrice” di San Nicola e “l’Abbadiale” (cioè servita da un Abate) di Sant’ Antonino. Queste si contendevano gli oggetti e gli arredi sacri del soppresso convento dei Celestini, ignorando completamente le condizioni della chiesa della “Madonna degli Afflitti” nonostante quest’ultima fosse stata eletta chiesa coadiutrice di San Nicola “in dove si mantiene il SS.mo Sacramento per comodo di quel borgo molto distante dalla propria parrocchia”. Nella relazione dell’arciprete si invitavano anche i cittadini di Gesualdo “ad aver più di mira la chiesa della Madonna degli Afflitti che è povera di tutto e sprovveduta di arredi. La lontananza del borgo detto del canale e la scabrosità delle strade, specialmente d’inverno, sono state il motivo per il quale quella chiesa è stata eletta coadiutrice dell’arcipretale, proprio per comodo di quella gente”.

Negli anni seguenti (1822), il neo procuratore della chiesa Don Pasquale Pisapia, forse raccogliendo le precedenti raccomandazioni, fece in modo che la chiesa venisse rivalutata. Fece ampliare la struttura, innalzare il campanile e costruire 4 altarini, due per ogni lato. Uno di questi altarini venne eretto nel 1827 dal parroco della Real Darsena di Napoli, don Andrea Bonifacio, che godeva del beneficio della piccola chiesa di S. Onofrio anch’essa collocata nel borgo del Canale. Questa chiesetta, molto vecchia e pericolante, venne abbandonata e demolita, e la bellissima e preziosa statua di S. Onofrio fu trasferita nella chiesa degli Afflitti. Questa statua settecentesca è una piccola opera d’arte. E’ alta 80 cm, compreso la base di 15, ed è realizzata in legno con intarsi curati nei minimi dettagli. Gli occhi sono due piccoli gioielli, realizzati in vetro con più cerchi concentrici. Trafugata agli inizi del 2000, è stata recentemente ritrovata, restaurata e consegnata nuovamente ai fedeli ed all’ammirazione dei turisti ed appassionati d’arte. (Foto 3 e 4)

La chiesa si reggeva grazie alla questua dei Romiti ed alle donazioni che venivano dai fedeli, dall’Università, dal Ceppo delle 5 fiere che annualmente si svolgevano a Gesualdo, dalla vendita di grani e cereali, questuati dagli eremiti, ed in particolare dalle offerte straordinarie della festa della Madonna dell’Addolorata che si svolgeva il 16 settembre con solenni celebrazioni liturgiche e con grande partecipazione di fedeli, con fuochisti, musicanti e giocolieri.

Continuò a funzionare come coadiutrice della chiesa “Matrice”, anche se col passare degli anni le informazioni orali e documentali cominciarono ad affievolirsi del tutto. Con le leggi eversive postunitarie (1863/1866), tutti i conventi già soppressi durante il decennio francese, vennero ceduti alle pubbliche amministrazioni, ad Enti morali, ai privati ed anche a molti religiosi che non disdegnarono di acquisire proprietà a prezzi convenienti.

Medesimo destino tocco anche al romitorio della “Madonna degli Afflitti” che, abbandonato dai romiti, venne in parte ceduto ai privati. La chiesa risultò abbandonata e trascurata senza celebrazioni per diversi anni.

I primi segnali di ripresa si rilevano nel 1906, ovvero dopo il passaggio del convento dei padri Cappuccini di Gesualdo dalla Provincia religiosa di Napoli a quella di Sant’Angelo-Foggia. Infatti dai registri dei pp. Cappuccini si rileva che nel 1909, tempo della dimora in Gesualdo di San Pio da Pietrelcina, i frati cominciarono a prestare i loro servizi nelle chiese di San Nicola, di Sant’Antonino e del SS.mo Rosario, e nel 1922 anche in quella della “Madonna degli Afflitti”.

Oggi la chiesa, dopo i restauri seguiti al disastroso terremoto del 1980, è regolarmente in funzione e periodicamente vi si officiano messe e celebrazioni.

Fonti:

  • Catone, Memorie Gesualdine,Tip. Sandulli e Guerriero, Avellino, 1840.
  • Cipriano De Meo, La città di Gesualdo, Ed. Il Calamaio, stampa WM, Atripalda (Av), 1996.
  • Archivio di Stato Avellino, Fondo Intendenza, busta 1071, fasc. n. 4357, anno 1809 (provvedimenti per i monasteri soppressi)

Testi a cura di Rossano Grappone, ricercatore e studioso di storia locale.




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