La fontana del 1688, descritta dal Catone nel suo lavoro del 1840, era oramai “vecchia e diruta”. Nel 1844 l’Università di Gesualdo affidò l’incarico per la progettazione di una nuova fontana all’architetto Federigo Roca dell’Intendenza di Avellino. Il progetto prevedeva un semplice restauro della vecchia fontana del 1688 recuperando la pietra in travertino “col battersi a nuovo con martellina”. Ma già nel 1845 gli stessi amministratori di Gesualdo manifestarono non poche perplessità circa il progetto del Roca perché si trattava solo di restauro e ”tampoco si otterrebbe una bell’opera”. Ne seguì, con delibera del marzo dello stesso anno, un nuovo incarico allo scultore di Buonalbergo (Bn), tale Fedele Caggiano, che aveva riaperto l’antica cava di Gesualdo di “alabastro cotugnino” di cui l’artista faceva ampio impiego per le sue opere.
Il Caggiano progettò e disegnò la nuova fontana (fig. 1, 2 e 3 ). Ma i lavori procedevano molto lentamente ed i costi lievitarono ben oltre le disponibilità del comune. Ben presto si interruppe il rapporto con il Caggiano.
Un successivo intervento autoritario dell’Intendente di Avellino riassegnò l’incarico all’ architetto Roca il quale facendo tesoro dell’impostazione del Caggiano, riprogettò, ridisegnò e realizzò la fontana che ancora oggi domina maestosa la piazza (marzo 1848).
Tutta la fontana si compone di una vasca di base realizzata con più pezzi assemblati; una tazza intermedia con quattro bocche di leone; ed una tazza terminale lavorata a conchiglia, che è quella realizzata dal Caggiano. E’ tutta in pregiatissimo “alabastro cotugnino”. Da sottolineare che la tazza intermedia venne ricavata dalla lavorazione di un enorme monoblocco di alabastro estratto dalle cave di Gesualdo e trasportato a fatica su carro trainato da diversi buoi attraverso valloni, torrenti e sentieri impervi. Una volta in piazza iniziò il lento, paziente e faticoso lavorio di scalpellini ed artigiani gesualdini per ridurla alle dimensioni attuali scolpendo anche n. 4 mascheroni per farvi defluire l’acqua. Tramite impalcature, ponteggi, armature, carrucole e con la forza delle braccia dei gesualdini venne issata e posizionata dove si trova ancora adesso.
E’stata definita: “Una Fontana che non evvi eguali in tutta la Provincia, singolare per bellezza ed eleganza”.
Fonti a stampa:
-G. Catone, “Memorie Gesualdine”, Avellino,1840.
-R. Grappone, “Gesualdo, la fontana più bella del Principato Ultra”, Gesualdo Edizioni, Gesualdo (Av), 2023.
Fonti d’archivio:
Archivio di Stato Avellino
Testi a cura di Rossano Grappone, ricercatore e studioso di storia locale.